Jovanotti si racconta a Noos: “Devo la vita ai medici. A due anni mi sono ammalato”

Jovanotti si apre ad Alberto Angela: dal periodo in ospedale da piccolo alle cure vissute accanto a sua figlia Teresa

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Pubblicato: 24 Giugno 2025 11:54

C’è qualcosa di profondamente umano in certi racconti. Storie che, anche se appartengono a personaggi famosi, riescono a toccare corde universali. È successo proprio questo durante la prima puntata di Noos – L’avventura della conoscenza, il programma condotto da Alberto Angela che ha visto come primo ospite in studio Jovanotti.

Un’intervista caratterizzata da tono rilassato e contesto divulgativo. Ma, a un certo punto, tra una battuta e una riflessione, Jovanotti ha spalancato una finestra sulla sua storia personale lasciando spazio a un racconto di malattia, fragilità, riconoscenza, e anche di speranza.

Un racconto che parte da lontano, da quando era un bambino di appena due anni, e arriva fino a oggi, passando per momenti difficili vissuti in prima persona e accanto a chi ama di più.

Jovanotti, il ricordo della malattia da bambino

Non ci si aspetta che un uomo energico come Jovanotti, sempre in movimento, sorridente e pieno di luce, possa aver iniziato la sua vita sul filo del rasoio.

E invece è lui stesso a raccontarlo ad Alberto Angela nel corso della sua intervista a Noos – L’avventura della conoscenza: “Io devo la mia vita ai medici. A due anni mi sono ammalato e avrei fatto parte di quelle percentuali di mortalità infantile che sono ancora molto alte nel mondo. Era un’enterite acuta. Era molto molto forte e non capivano cosa fosse”.

Febbre altissima, nessun miglioramento. Una diagnosi difficile, e quel corpo minuscolo che non reagiva: “Mi stavo spegnendo, ero proprio magrissimo. Non assimilavo il cibo e avevo una febbre altissima” ha spiegato in cantate durante la puntata.

In un tempo in cui internet non esisteva, e la medicina era fatta soprattutto di intuito, ascolto e tentativi, fu suo padre a prendere in mano la situazione. Decise di portarlo all’ospedale pediatrico di Roma, dopo che il medico di famiglia non riusciva a trovare una soluzione: “Mio padre mi portò al Bambin Gesù perché il medico di famiglia non riusciva a capire e gli antibiotici non funzionavano. Lì un medico mi visitò e mi misero in una vasca di acqua fredda per abbassarmi la febbre che era a 40. Rimasi in ospedale due mesi e mi salvarono la vita”.

Un tempo lungo, eterno, per un bambino. Ma quella degenza ha segnato il confine tra la vita e la morte. E col senno di poi, oggi, Jovanotti riesce a restituire anche una pennellata di dolcezza a quella pagina drammatica. Una frase pronunciata da suo nonno all’uscita dall’ospedale è rimasta impressa nella memoria familiare: “Starà benissimo, con delle ginocchia così”.

La riconoscenza di Jovanotti verso la sanità

Certe esperienze non ti lasciano mai davvero. Ti rimangono appiccicate addosso come una seconda pelle. E quel primo incontro così intenso con il mondo medico ha lasciato in Lorenzo un legame profondo con la sanità. Un rapporto fatto di rispetto e di profonda gratitudine, che nel tempo si è rafforzato.

Un esempio recente? L’incidente in bici del 2023 avuto mentre era in vacanza. Una caduta brutta, seria. Fratture, dolore, un lungo percorso di riabilitazione. E anche lì, in mezzo alle difficoltà, è tornata quella sensazione familiare: sentirsi nelle mani giuste. “Ogni volta che ho avuto a che fare con la medicina e la sanità pubblica ho sempre avuto esperienze buone. È la mia esperienza, ovviamente. Il nostro sistema sanitario nazionale è una delle ricchezze del nostro paese, forse una delle più importanti”.

Un pensiero che diventa ancora più forte quando la malattia tocca le persone care. È successo con sua figlia, Teresa. Una diagnosi che fa paura.

Terapie complesse. Giorni sospesi. Ma anche lì, la presenza di un sistema pubblico capace di dare ascolto e attenzione: “Mia figlia è stata male, si è trovata ad attraversare un periodo di terapie difficili, ma abbiamo sempre trovato assistenza. Ho sempre guardato anche come si comportavano con gli altri, avrei potuto pensare fosse una maggiore attenzione solo perché c’era un cantante famoso, ma poi spiavo quello che succedeva nelle altre camere e mi rendevo conto che la cosa si estendeva a chiunque”.